• Antonello Matarazzo

    On: 16 Ottobre 2014
    In: Senza categoria
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    2006, acrilici su tela, 110X150 cm

    Antonello Matarazzo, pittore, regista e video artista.
    Ha lavorato come costumista e aiuto regista al Teatro Bellini di Catania. Dal 1990 è impegnato nella ricerca nel campo delle arti visive. Il suo lavoro si colloca nella più recente tendenza (“Medialismo”) intesa come integrazione dei vari media (fotografia, pittura, video ecc.). Dal 2000, data del suo cortometraggio d’esordio, The Fable (18° Bellaria Film Festival) – prodotto da Fuori Orario (Raitre) – i suoi video sono stati accolti da numerosi festival cinematografici italiani ed internazionali (Mostra Cinematografica di Venezia, Festival Cinéma Méditerranéen Montpellier, Torino Film Festival, Festival du Film sur l’Art de Montréal, Festival des Cinémas Différents de Paris, InVideo, Festival del Cinema Locarno ecc.) alcuni dei quali come la Mostra Int.le del Nuovo Cinema di Pesaro, il Festival Internacional de Cine de Mar del Plata e il Festival Signes de Nuit di Parigi hanno proposto sue retrospettive.
    Realizza inoltre video musicali e documentari a carattere artistico che hanno come protagonisti alcuni suoi colleghi del mondo dell’arte. Nel 2009 realizza un film documentario, Latta e Cafè (4° Festival Int.le del Film di Roma), prodotto per la Filmauro da Luigi e Aurelio De Laurentiis, che a partire dall’esperienza dello scultore e architetto napoletano Riccardo Dalisi, propone una visione singolare del territorio partenopeo.
    Il nucleo della sua ricerca si fonda sull’equivocità tra immagine fissa e movimento, spesso conferendo micromovimenti alle immagini fotografiche attraverso tecniche di morphing e warping, ma il trait d’union tra pittura, video e video-installazioni è costituito dalla marcata inclinazione nell’esplorare aspetti introspettivi e antropologici dell’umano. Questa caratteristica del suo lavoro fa sì che in molte Università, tra le quali Brera, Roma 1, Chieti, Genova, Salerno, Pisa e Cambridge, le sue opere vengano mostrate in seminari e workshop a scopo didattico. Il lavoro di A. M. è stato presentato nelle edizioni 2009 e 2011 della Biennale Arte di Venezia.

    « […] Non conosco l’opera d’artista di Antonello, ma ho visto i suoi film. Ho visto il film in cui mi ha proiettato e ritratto per quanto io abbia cercato di ritrarmene. So, e poi risento, che una genealogia senza nessun appiglio ci unisce. E che le immagini dei suoi film, di quelli che amo di più, tradiscono il rispetto per il giacimento di archivi intrecciati che c’è in ognuna di esse come in ogni volto, in ogni sguardo, in ogni punto ciecoveggente di esse […] »
    – Enrico  Ghezzi,  I figli di nessuno – catalogo “Testimoni per Caso”, ed. Studio Vigato, Alessandria 2004

    Le opere d’artista di Antonello Matarazzo

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  • Le opere d’artista di Antonello Matarazzo

    On: 16 Ottobre 2014
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    « […] Per sintetizzare la figura di Matarazzo potremmo dire che è un caso indicativo di media-maker, essendo ormai da anni inserito in un territorio particolare della medialità. Egli si offre allo sguardo dei critici più attenti per sottolineare il fatto che la dimensione artistica ordinaria è stata già superata, per cui chi vuole continuare a perseguire una strada sperimentale deve scoprire dall’interno l’universo della comunicazione e, quindi, deve associare l’immagine del tutore, del correttore ortopedico, con quella della pittura, della fotografia, del cinema e del video in maniera expanded (long-drawn-out). […] »
    – Gabriele Perretta
    “… à rebours de l’écran” – catalogo Steak&Steel, International Printing Editore, Avellino 2005

    « […] Redenzione: ecco, è questa la parola chiave. Come quella ventosa cattedrale di ruggine attende-disattende la sua improbabile-utopica rifunzionalizzazione (per usare un altro monstrum italoburocratico), così ecco noi corpi variamente danneggiati d’imperfetti bipedi sublunari, eccoci a chiedere mercè, a disperatamente vagheggiare la salute, una qualche salute, un’irresistibile salute precaria. […] Ci battiamo il petto, ci fustighiamo per quelle ferite, quei tagli e quegli sbreghi che rechiamo, che ci segnano in profondo, che più non possiamo dissimulare – che oscuramente, insomma, sappiamo bene essere colpa nostra, e di nessun altro […] Ecco: la forma della carovana – l’andare in fila indiana verso la forma simbolica di quel mulino le cui pale, malgrado tutto, continuano a girare – è un’altra forma simbolica di quelle eloquenti. Uno dietro l’altro, noi imperfetti, in icastica social catena leopardiana. […] »
    – Andrea Cortellessa
    (dall’introduzione del libro/cd/dvd Miserere – ed. Squilibri, Roma 2006)

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