• STAR SPLITTER Gabriele Mitelli, Rob Mazurek MEDEA

    On: 19 Maggio 2024
    In: Senza categoria
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    STAR SPLITTER
    Gabriele Mitelli, Rob Mazurek
    MEDEA


    a film for Mitelli/Mazurek’s MEDEA by Giuseppe Spina
    2024, 5′ 35”, Super 8
    musical excerpt from the track: Revenge part I: the cloak and crown


    We Insist! Records
    https://weinsistrecords.com/star-splitter-medea-lp/


    Gabriele Mitelli, cornet, trumpet, voice, electronics
    Rob Mazurek, piccolo trumpet, trumpet, voice, electronics


    To MOMI, “PAZZO GRIGIO”


    Duo in the mirror that, in a continuous game of doubling and multiplication, ventures into another world, dense with unexpectedness and vital thrills. Sun Ra and post-rock, as well as Chicago experimentation and echoes of the world of Suzanne Ciani and minimal music, are the hints one can sense while listening to Medea, a journey to the edge and beyond. Star Splitter’s new album comes five years after the debut album, a period in which the two artists experimented with the infinite possibilities of this lineup, the length and breadth of Europe, at some of the most important festivals. In complete freedom, a three-day session in the recording studio in Reggio Calabria gave birth to Medea, a dedication, in retrospect, to the film work of Pier Paolo Pasolini.


    Duo allo specchio che, in un continuo gioco di sdoppiamenti e moltiplicazioni, si avventura in un mondo altro, denso di imprevisti e di brividi vitali. Sun Ra e il post rock, così come la sperimentazione di Chicago e gli echi del mondo di Suzanne Ciani e della minimal music sono i sentori che si avvertono durante l’ascolto di Medea, un percorso al limite, e oltre. Il nuovo album di Star Splitter, arriva 5 anni dopo il disco d’esordio, periodo in cui i due artisti hanno sperimentato le infinite possibilità di questa formazione, in lungo e in largo per l’Europa, in alcuni dei festival più importanti. Una sessione di tre giorni in studio di registrazione a Reggio Calabria, in completa libertà, ha dato vita a Medea, una dedica, a posteriori, all’opera cinematografica di Pier Paolo Pasolini.


    booking&management
    Danielle Osteroop 
    danielle@oosterop.com


    Compositions by Gabriele Mitelli and Rob Mazurek
    Recorded & Mixed by Alessio “LeX” Mauro, at LM Recording Studio (RC, Italy) on 2022
    Mastering by Alessio “LeX” Mauro, at LM Recording Studio (RC, Italy)
    Cover art by Rob Mazurek
    Graphic design by Maria Borghi
    Produced by WE INSIST! ets, 2024
    Publisher WE INSIST! ets
    Manufacture by Rand Muzik/Vinilificio, March 2024
    Printed by Grafiche Mariano S.r.l., March 2024

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  • Do you need a sign? • Intervista a Giuseppe Spina (luglio 2019)

    On: 29 Novembre 2023
    In: Senza categoria
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    Intervista a Giuseppe Spina.
    Mauro Leone per Do you need a sign?

    1. Cos’è il pensiero nomadico e come si collega il tuo percorso personale alle finalità del progetto Nomadica?

    È quel pensiero che non può essere catalogato, che non si lascia agganciare, che non si incatena a metodiche e non mette radici in teorie ma semmai le attraversa, che non cavalca le tendenze e non sottostà a tempi e contemporaneità altre. C’è Deleuze alla base di questo concetto, ma anche Aldo Braibanti nello stesso periodo teorizzava – applicandoli al suo teatro – i tre fondamenti: “decentramento, desaturazione, deconcentrazione”, che credo siano legatissimi al pensiero nomade. Per quanto mi riguarda, essendo cresciuto nel deserto, sono naturalmente immerso in queste intuizioni, e mi lascio la possibilità di sperimentare, di svincolarmi da generi, tecniche, mezzi ed estetiche. Questo mi permette di non cadere nelle trappole di aggregazioni artificiose e dogmatiche, e nelle varie manifestazioni di potere di cui sono portatrici.
    Tutto ciò coincide con il progetto, che ho da sempre sviluppato con Giulia e che può essere considerato il nostro specchio costante.  
    (Poi comunque molta gente ti cataloga lo stesso senza avere idea di ciò che dice, ma che ci vuoi fare)

    2. Nel sito ho trovato interessante la citazione che fai di A. Badiou “non occorre oggi tendere all’inclusione, ma al contrario, all’esclusione” riferita immagino alla ricerca di percorsi paralleli a quello della commercializzazione e alle politiche vigenti. Mi spieghi meglio questa visione?

    È proprio così, e vale per l’atto di creazione come per la sua diffusione. I contesti in cui si crea una voce unica, o un modo di fare prende supremazia, o che semplicemente si standardizzano, in qualche modo e per forza di cose, si corrompono. Le muffe, in un processo naturale, si formano e, avanzando, attaccano anche la cosa più pura, il pane quotidiano, e chi non è immune si ammala, si infetta, si corrompe (questo mi fa comprendere meglio il mio amore per le muffe). Purtroppo non è l’unica forma di degenerazione con cui abbiamo a che fare nel nostro lavoro.
    C’è tanta corruzione intellettuale e artistica quanto politica. Il sistema culturale italiano segue oggi, nel suo farsi, una metodologia che potremmo definire di “stampo mafioso”: affiliazione e riciclaggio di denaro. Ovunque ritrovi gente arroccata che sfrutta le proprie comparanze, amicizie, parentele: eccola lì ad ottenere il necessario e il superfluo, vivere di rendita, ma se vai a grattare ti accorgi che nel 90% dei casi è gente che non ha i presupposti per occupare certe posizioni. Prendi il cinema, per fare solo qualche esempio: non c’è un sistema di valutazione e assegnazione dei bandi di distribuzione e di produzione che si possa dire corretto e degno, ci sono i big producers che si spartiscono il bottino e un popolo di affamati all’arrembaggio pronto a tutto pur di fare il proprio filmetto e guadagnarci sopra, arraffando le briciole. I soggetti del film italiano contemporaneo non vanno certo in altre direzioni: pensa ad esempio al gioco finto-intellettuale di chi sfrutta le sofferenze e i mali altrui in nome della “denuncia sociale”, o della “memoria” (memorie andate a male) – sono temi molto in voga tra i giovani e i “pitch”. O alle decine di film a milioni di euro di cui nessuno vedrà un fotogramma ma finanziati chissà perché e grazie a chi. Lo stesso restauro di film e pellicole più o meno andate a male, spesso è un ulteriore modo di riciclare denaro e idee. È il disastro. Di fronte a una situazione del genere o ti metti una maschera e vai all’assalto, cosa inutile perché il muro è di gomma; oppure scegli un’altra via: l’esclusione, restarne fuori, soli. Si tratta però di un disastro banale, che bisogna riconoscere e analizzare certo, ma a cui non bisogna dare peso: oggi se porti avanti un discorso “estraneo” sei naturalmente escluso, ma soprattutto – cosa più importante – col tempo ne prendi consapevolezza e ti autoescludi. Resti fuori da tutto. E così puoi ricominciare a riflettere e (de)costruire, ad libitum.


    3. Nel sito c’è una sezione denominata “Realizzazioni” e un’altra “Decostruzioni”. Nella prima sono raccolte una serie di opere integrate nel progetto Nomadica… la seconda sembra raccogliere opere e interventi affini alla ricerca e all’estetica dello stesso progetto. In che rapporto stanno? Quali sono le caratteristiche dell’una e dell’altra?

    La prima riguarda i lavori che, in modi differenti, sono collegati a Nomadica, con collaborazioni o intenti comuni di ogni tipo. “Decostruzioni” è per certi versi un’azione nomadica, trovi di tutto e tutto è legato da fili non facilmente identificabili, legato alla nostra vita.


    4. Qual è (se c’è) il presupposto di un artista svincolato dai canali tradizionali di produzione e commercializzazione?

    Credo che l’unica finalità della ricerca debba essere la ricerca stessa. Lontano da egotismi vari, dal “saper comunicare”, dalle “contemporaneità”, dai guadagni facili, e da tutta quella roba che gronda grasso. A mio parere occorre cercare di conoscere e saper curare tutti gli aspetti utili alle proprie finalità e, quando necessario, cioè sempre, rivedere le proprie finalità in base ai mezzi che si hanno a disposizione, cercando comunque di sviluppare un modo, una propria visione del mondo. Avere la forza e la capacità di fare un proprio discorso, riconoscerlo e sprofondarci dentro.


    5. Il tuo approccio artistico. Ti chiedo da cosa è attratto il tuo occhio quando si trova dietro la macchina da presa? Cosa è per te il cinema?

    Credo che esistano infiniti “cinemi” che ci circondano  – che non devono per forza ritrovarsi in un film, più o meno conchiuso. Non ha importanza esserne coscienti, sono lì, in uno spazio-tempo indefinito che coincide con l’istante soggettivo di ogni essere umano. L’occhio ne è il confine. Da una parte quella che Lucrezio definì “l’immagine lieve delle cose” che si distacca, i simulacri che vagano nel mondo, dall’altra il varco, la percezione dell’occhio. Mi interessa molto la fase di ricezione, un attimo prima che il cervello decodifichi razionalmente. Mi interessa il mistero di certe forme, trame, di certe testure. Non c’è un “dietro la macchina da presa”, quando da ragazzino inizi a guardare le cose e a metterle insieme stai già sviluppando un tuo modo di vedere, e poi inizi a far qualcosa in più per bloccare/muovere questi processi, cinematografare. Mi interessano le forze invisibili che si manifestano, e ogni mio lavoro cerca di indagare differenti rapporti di forza. Il segno/parola, le mostruosità del Potere, le lotte tra parola/musica/immagini, buio/luce, fuoco/terra, le forme e le sue distorsioni, le forze delle linee e le textures che l’occhio immobilizza.


    6 Progetti futuri di Nomadica.

    Il nostro è un percorso che per certi versi non si ripete mai due volte, e spesso attua metodologie di gestione e di linguaggi inedite. Quest’anno tra i vari appuntamenti vorremmo ri-proporre, sempre al Menomale di Bologna, il “weekend coi morti”, un lungo fine settimana di proiezioni sotterranee e incontri con autori e curatori, film in anteprima italiana provenienti da ogni parte del mondo (qui il link del 2018  https://www.nomadica.eu/weekend/  ). Ci stiamo lavorando e proprio in questi giorni ci rendiamo conto che, anche volendo replicare quanto fatto l’altro anno, ci ritroviamo volutamente in una condizione nuova, stiamo inventando e mettendo in piedi un discorso inedito non solo nei contenuti ma nelle sue strutture. Evidentemente non siamo in grado di “ripeterci”, e questo genera anche una condizione di costante instabilità, che riteniamo importante. È un distruggere e rigenerare continuo. E a tal proposito, negli ultimi anni, stiamo lavorando a un film che ha a che fare col vulcano, l’Etna, dove sono nato e cresciuto. Un esperimento, un’esplorazione negli anfratti del vulcano, dei suoi caratteri fantasmatici, visionari, mitologici.
    Sono progetti per noi importanti, vissuti nel presente e che nei prossimi periodi cercheremo di far emergere.”

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  • Impressio #2 Siracusa

    On: 13 Luglio 2023
    In: Senza categoria
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    “The city, however, does not tell its past, but contains it like the lines of a hand, written in the corners of the streets, the gratings of the windows, the banisters of the steps, the antennae of the lightning roads, the poles of the flags, every segment marked in turn with scratches, indetations, scrolls.”

    Ma la città non dice il suo passato, lo contiene come le linee di una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole.

    (Italo Calvino, Le città invisibili / Invisible Cities)

    “Impressio” goes through the textures of the urban space: the materiality of architectures, corners and prospectives; it’s a detailed decomposition of the city’s “cloak” from which the broken matter emerges, seemingly immovable. ”Impressio” is the print, the mark which all things and every gesture leave of itself, the “identikit” (and vivisection) of the city’s space and time.

    “Impressio” percorre le texture dello spazio urbano: la materialità delle architetture, di angoli e prospettive. È una scomposizione in dettagli del “manto” della città da cui emerge la materia lacerata, apparentemente immobile. È l’impronta, la traccia che ogni cosa e ogni gesto lasciano di sé, identikit (e vivisezione) dello spazio e del tempo della città.

    Italia, 2023, 18 min, Super8

    Realizzato da NOMADICA all’interno di un laboratorio con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti “Rosario Gagliardi”, Siracusa: Lia Abbruscato; Veronica Bedova; Ester Greco; Miriam Micieli; Alessandra Natale; Antonio Papa; Greta Pirruccio; Seby Roccaro; Antonino Santacroce; Eric Silverio; Michela Vinci.

    Un progetto di Giuseppe Spina e Giulia Mazzone

    -> IMPRESSIO IN URBE – BOLOGNA

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  • Dove vanno i vecchi dèi che il mondo ignora? // Where do the old ignored gods go? * premiere *

    On: 18 Novembre 2022
    In: Senza categoria
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    DOVE VANNO I VECCHI DÈI CHE IL MONDO IGNORA?

    anteprima italiana
    Torino Film Festival
    Novembre 2022
    domenica 27 h16.00;
    lunedì 28 h10.00;
    martedi 29 h21.45

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  • WEEKEND ON THE GROUND, Bologna, 29/31 Ottobre 2021

    On: 21 Ottobre 2021
    In: Senza categoria
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    WEEKEND ON THE GROUND
    Bologna, Menomale, 29/31 Ottobre 2021

    Un nuovo weekend di Nomadica, al Menomale di Bologna, dedicato alla ricerca cinematografica.
    Un omaggio ad Amos Vogel, un approfondimento su Gianfranco Brebbia.
    E poi film e materiali preziosi e più o meno segreti, programmi/monologhi che creeranno un coro diafonico e disturbante.
    Venerdì 29 e sabato 30, dalle 17.00 alla notte; domenica al mattino (come a messa).

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