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7 dicembre 2014 Nomadica@Spazio Labus
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16 novembre 2014, Nomadica @ Spazio Labus
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Michelangelo Severgnini
L’UOMO CON IL MEGAFONO
Italia, 2012, 01:02:00, documentario sociale, HD
un film di Michelangelo Severgnini
prodotto da Gaetano Di Vaio per Figli del Bronx Produzioni in coproduzione con Gianluca Curti per Minerva Pictures Group
in collaborazione con Mad Entretainment e con “Comitato Vele Scampia”
con Vittorio Passeggio
regia Michelangelo Severgnini
soggetto Michelangelo Severgnini e Gaetano Di Vaio
sceneggiatura Michelangelo Severgnini e Lina Cascella
montaggio Annalisa Forgione e Gianni Alfano
musiche Michelangelo Severgnini feat James Senese su testi di Peppe Lanzetta
distribuzione italiana e vendite estere: Minerva Pictures GroupSinossi
Alla vigilia di una delle campagne elettorali più significative per il sindaco di Napoli, un uomo solo, dopo alcuni anni passati “andando a dormire presto”, ritorna alle “Vele” di Scampia e riapre la sede dello storico Comitato degli Inquilini che per trent’anni aveva rappresentato le lotte sociali di chi non si è mai arreso alle logiche di abbandono delle periferie. È il momento di riprendere il discorso per non lasciare le ultime famiglie rimaste nelle Vele in balia degli approfittatori, che scenderanno come avvoltoi con le solite fatue promesse per comprarsi il voto della gente. La nostalgia per quegli anni di lotta si unisce alla necessità di non abbandonare chi ancora nelle Vele è rimasto, le ultime famiglie assegnatarie alle quali ancora non è stato consegnato un nuovo alloggio, ma anche le famiglie dei nuovi occupanti, quelle che non hanno trovato altro posto a Napoli dove dimorare. Le vicende del comitato si intrecciano con alcuni momenti della campagna elettorale di Luigi de Magistris, prossimo sindaco di Napoli nel documentario e nuova speranza della città, che ha deciso di non lasciare soli gli abitanti delle Vele.Note di regia Vittorio Passeggio è l’indiscusso protagonista del racconto. Sullo sfondo di una Napoli sull’orlo del baratro, ma attraversata da sussulti democratici, ecco il ritratto di un piccolo don Chisciotte di periferia, o piuttosto l’ultimo soldato giapponese rimasto a lottare su quell’isola sperduta chiamata Vele di Scampia. O meglio, il ritratto di un moderno Masaniello, di un uomo che “va di fretta” per salvare il suo popolo. Attraverso la sua vicenda si racconta uno spaccato vivo della Napoli di frontiera, punto di osservazione privilegiato su una pagina di storia di Napoli (le ultime elezioni comunali che hanno portato alla ribalta il nuovo sindaco Luigi de Magistris). Ma più che lo sfondo storico su cui si dipana la vicenda, è l’umanità e il personaggio “Vittorio” ad essere materia di racconto. Un personaggio dai contorni antichi e straordinariamente moderni, un piccolo grande italiano dal cuore buono pur nella sua sgangherata lotta in una realtà complessa e difficile come il quartiere Scampia di Napoli.
Michelangelo severgnini
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Regista. Nato a Crema nel 1974, è redattore di Radio Onda d’Urto dal 1999 al 2001. Nel 2000 è autore del libro “Good morning, Pristina! – diario di un giornalista radiofonico tra Kosovo e Serbia” (Prospettiva edizioni). Nel 2001 in qualità di compositore e contrabbassista incide l’album “2001: odissee infrante alle periferie dell’impero” (MAP produzioni). Realizza li primo documentario nel 2002, Il ritorno degli Aarch- i villaggi della Cabilia scuotono l’Algeria (60’, Carta, settimanale). Nel luglio 2004 gira in Iraq …e il Tigri placido scorre – istantanee dalla Baghdad occupata (70’). Tra il 2004 e il 2008 partecipa come videoautore per l’agenzia H24 a numerosi documentari televisivi in onda su LA7 e Rai3, tra cui Stato di paura, premio della critica Ilaria Alpi nel 2007. Il terzo lavoro indipendente esce nel settembre 2008, Isti’mariyah – controvento tra Napoli e Baghdad (80’, edizioni Peacereporter.net, con le musiche dei Radiodervish), già vincitore nel 2006 del Premio Internazionale Documentario Reportage Mediterraneo nella sezione creatività e nel 2008 del primo premio assoluto per la miglior opera in concorso al Sole e Luna doc festival. Dal 2007 cura il sito kapdkjumb.it, su cui tiene un diario in rete. Nell’estate 2008, dopo aver interrotto la sua collaborazione con la tv, ha lasciato L’Italia e si è trasferito ad Istanbul, dove ha girato il film Katırlar doğurunca (Quando le mule partoriranno). Il film è stato ultimato in collaborazione con la casa di produzione Figli del Bronx. Dal gennaio 2011 vive a Napoli. -
Andrea Gadaleta Caldarola
NOMOS
Italia/Kenya, 2012, 00:30:00, color
soggetto e sceneggiatura Andrea Gadaleta Caldarola
fotografia e riprese Andrea Gadaleta Caldarola
suono Giordano Balsamo
musiche Federico Ancona
montaggio e regia Andrea Gadaleta CaldarolaSinossi
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Con il termine metropoli indichiamo qualcosa di sostanzialmente eterogeneo rispetto al concetto di città: con la nascita delle metropoli, non vi è infatti crescita e sviluppo dell’antico modello di città, ma una sorta di rottura storica e epistemologica che coincide con l’instaurarsi di un nuovo paradigma.
“Vi propongo, cioè, di riservare il termine metropoli al nuovo tessuto urbano che si viene formando parallelamente ai processi di trasformazione che Michel Foucault ha definito come passaggio dal potere territoriale dell’Ancien Régime al biopotere moderno” (Giorgio Agamben).
“Nomos” è un documentario ed un progetto di ricerca ispirato al testo “Homo sacer. Il potere sovrano e la vita nuda” del filosofo italiano Giorgio Agamben, che a partire dalla figura dell’homo sacer nel diritto romano arcaico propone una rilettura critica del presente e dei suoi spazi, della comunità e del potere. Il documentario, girato in Kenya nel 2012, è un viaggio antropologico che attraversa tre spazi dell’abitare contemporaneo: Kakuma, un campo profughi ai confini fra Kenya e Sudan abitato da circa 130.000 persone, Kibera, il più grande slum dell’Africa Centrale (con più di un milione di abitanti in pochi km), e Kihingo Village, una piccola gated community di Nairobi. -
HABITAT [PIAVOLI]
un film di / a film by Claudio Casazza e Luca Ferri
Franco Piavoli nel suo mondo, nel suo habitat.
La sua casa, i suoi oggetti e le immagini dei suoi film che si perdono tra quelle odierne.
Il tempo che scorre, gli oggetti che rimangono e le persone che se ne vanno.Franco Piavoli in his world, in his habitat.
His home, his objects and the pictures of his films that blend into the pictures of today.
Time that goes by, the objects that remains and people who fly away.SINOSSI / SYNOPSIS
La casa, gli oggetti, le stampe e la natura di Franco Piavoli. A loro abbiamo chiesto di parlare. Asciutta ricostruzione del mondo in cui vive uno dei più grandi e appartati registi italiani. Il peso della parola e del riprendere quel che si dice, del cinema come inganno, rivelazione e marchingegno. Ci parla ed è credibile perché sappiamo che ci dice di qualcosa che conosce. Il tempo che abbiamo condiviso con lui è il risultato di questo lavoro.
Franco Piavoli and his house, objects, prints and nature. We asked them to speak. Mere reconstruction of the world one of the greatest yet withdrawn Italian directors lives in. The importance of words and of shooting what is said, of cinema as deception, revelation and mechanism. He speaks to us and he is reliable, because we know he tells us something he knows. The time we shared with him is the result of this work.
NOTE DI REGIA / DIRECTORS’ NOTE
Un film asciutto, per nulla didascalico. A parlare per Franco Piavoli ci aiutano le sue stampe, i suoi libri e tutti gli ambienti della sua residenza, che sembrano una perfetta estensione del suo agire e del suo raccontarsi.
Abbiamo preferito guardarci attorno e registrare i segni e le cose. Il tempo che abbiamo passato insieme ci ha poi permesso di non chiedergli nulla registrando così alcuni “frammenti” del suo pensiero in una modalità rilassata e per nulla invasiva.
Il risultato sono immagini ferme, fisse, di pura contemplazione in cui il regista si è serenamente specchiato in quel gioco cinematografico che chiameremo per comodità marchingegno. Nel meccanismo abbiamo espressamente voluto che la telecamera, oggetto ingombrante, registrasse il tutto senza la negazione della sua presenza. Ne risulta per cortocircuito, una maggiore spontaneità e/o forzatura liberatoria, dove un grande regista conscio degli inganni del gioco di ripresa ha potuto raccontarsi senza la pretesa e l’oppressione di una accurata ricostruzione di vita e opere. Il lavoro ha precise necessità estetiche a cui abbiamo assoggettato l’intera azione di ripresa.A dry film, not didactic at all. For telling about Franco Piavoli we were helped by his prints, his books and all the rooms of his house that seem to be a perfect extension of his acting and talking about himself. We preferred to look around and record signs and things. The time we spent with him allowed us not to ask him anything and, by this way, to record some fragments of his thinking in a relaxed and not invasive way. The results are still images of pure contemplation, in which the director could peacefully be reflected in that cinematographic game that we call mechanism for convenience. In the mechanism we explicitly wanted the camera, bulky object, to shoot without hiding its presence. For a short circuit, we obtained more spontaneity and/or liberating forcing, where a great director, aware of the deceptions of the shooting game, could tell about himself without pretending – and be oppressed byan accurate reconstruction of his life and works. Our work had precise aesthetic needs to which we subjected the entire shooting action.
CHI E’ FRANCO PIAVOLI / WHO IS FRANCO PIAVOLIFranco Piavoli, regista.
Quattro lungometraggi e due manciate di cortometraggi ne hanno fatto un autore di un cinema unico e insuperato.
Un esempio (un maestro) per chi ama il cinema.Franco Piavoli, director. Four feature films and two handfuls of short films made him the author of a unique and unsurpassed cinema.
An example and a master to those who love cinema.
Lungometraggi / Feature filmsIl pianeta azzurro, 1982.
Nostos – Il Ritorno, 1989.
Voci nel tempo, 1996.
Al primo soffio di vento, 2002.Cortometraggi e mediometraggi / Short and medium length films
Frammenti, 2012.
L’orto di flora (all’interno di “Terra madre” di Ermanno Olmi), 2009
Affettuosa presenza, 2004.
Il parco del Mincio, 1987.
Lucidi inganni, 1986.
Evasi, 1964.
Emigranti, 1963.
Domenica sera, 1962.
Le stagioni, 1961.
Incidente, 1955.
Ambulatorio, 1954.
Uccellanda, 1953.